Uno degli argomenti sul quale c’è molto dibattito e confusione è il metodo di produzione – riproduzione delle piante. Abbiamo deciso allora di fare chiarezza su questo fondamentale aspetto riguardante la Paulownia (e non solo).
La riproduzione da seme, detta gamica, prevede un rimescolamento dei caratteri ereditari derivanti dal gamete maschile e quello femminile. Questo si traduce nel fatto che ogni piantino avrà un proprio genoma, ovvero ognuno sarà diverso dal “genitore”.
Un aspetto che molti sottovalutano e con il quale qualcuno si è già scontrato, è che i semi hanno una notevole difficoltà nella germinazione e successive fasi di crescita.
Questa fase del ciclo ontogenetico è delicata in quanto lo sviluppo dell’embrione che esce dalla fasce di quiescenza per avviarsi a quella della germogliazione, avviene solo se vi sono le caratteristiche ideali, in termini di umidità, acqua, temperatura, ossigeno, condizioni del terreno ecc.
Non c’è da sorprendersi dunque se qualcuno ha messo centinaia di semi e ne sono germogliati 0. Questo è inoltre un chiaro sentore del fatto che i semi vanno incontro a molteplici difficoltà, non solo nella prima fase di crescita, ma anche nelle fasi successive: si avranno quindi piante diverse tra loro, alcune crescono meno, altre possono avere problematiche a livello di salute, altre ancora risultano più fragili dal punto di vista della qualità.
Per quanto riguarda invece la fertilità, sebbene come anticipato risulti difficile la germinazione, va specificato che i semi risultano potenzialmente infestanti.
La micropropagazione (detta anche coltura in vitro) è una tecnica vivaistica per la propagazione vegetativa delle piante.
Questa metodologia può essere impiegata solo in specifici laboratori attrezzati e da personale di elevata professionalità, dove si vanno a garantire le condizioni ottimali per la crescita (temperatura, illuminazione, umidità, ossigeno ecc oltre che i nutrienti mediante appositi terreni di coltura). Si parte da porzioni della pianta (gemme apicali, meristemi, nodi ecc) stimolandone la radicazione, per trasferirle successivamente in plateau con terra e quindi nei vasi o a vivaio.
Lo ribadiamo, non si tratta in alcun modo di Ogm, è semplicemente una tecnica impiegata grazie al progresso tecnologio, per riprodurre le piante senza alterarne i geni e le caratteristiche o qualità, anzi, migliorandole.
Questa tecnica consente quindi di avere delle piante che risultano tutte uguali dal punto di vista genetico, oltre che sicure dal punto di vista sanitario, esenti da virus, muffe, funghi e patogeni.
Relativamente alla crescita, a parità di condizioni del terreno, le piante avranno uno sviluppo omogeneo, senza difformità sostanziali tra loro, anche come qualità del prodotto legno, nel caso di impianti per arboricoltura: arrivare dopo alcuni anni e avere tutte la piante con le stesse dimensioni è un aspetto fondamentale.
La micropropagazione inoltre consente, a seguito dell’ibridazione, di avere piante i cui semi sono sterili, arginando il problema delle mutazioni tra piante “figlie”, oltre che risultando non infestanti (come invece sono quelle da seme).
Non solo qualità maggiore (piante sane, omogenee, uniformi) ma anche risparmio sotto diversi punti di vista: è possibile ottenere molti più esemplari in pochissimo spazio, minor consumo di acqua e minor consumo di energia.
Questa tecnica inoltre viene ampiamente utilizzata per la maggior parte dei portinnesti certificati per le piante da frutto, piante per piccoli frutti, orticole e piante ornamentali.
Insieme, piantiamo il futuro!
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